I dati raccolti a livello europeo e italiano ci dicono che[1] l’aumento della presenza delle donne nella forza lavoro e l’eliminazione del divario retributivo tra donne e uomini avranno un impatto fortemente positivo sulla crescita economica dell’Unione Europea (addirittura si avrebbe un aumento del Pil pro capite dell’Ue compreso tra il 6,1% e il 9,6% entro il 2050; l’Italia potrebbe raggiungere un aumento di circa il 12%).
Infatti, nonostante i grandi miglioramenti, persistono tuttora divari di genere a livello di partecipazione al mercato del lavoro e di retribuzione, che comportano tassi di occupazione più bassi per le donne e limitano potenzialmente la crescita dei Paesi europei. Ancora maggiori difficoltà incontrano le lavoratrici madri.
Sono dunque necessarie, su un piano generale, azioni ampie e collaborative da parte delle istituzioni e delle comunità anche private per favorire l’uguaglianza di genere quali:
– disposizioni legislative e politiche in materia di parità di retribuzione e di condizioni di lavoro;
– cambiamenti della retribuzione e del congedo parentale;
– promozione e sostegno di contratti di lavoro a tempo parziale e flessibili;
– offerta di assistenza all’infanzia e altre forme di assistenza;
– promozione delle donne a posizioni direttive.
Non solo. A proposito di imprenditoria femminile, supportare le donne imprenditrici e le imprese guidate da donne non è solo la cosa giusta da fare in una prospettiva sociale, ma è anche una delle mosse più intelligenti in una prospettiva economica.
È sempre più chiaro oggi come il rilancio dell’economia condotta da donne permetta, a cascata, anche vantaggi diffusi alle comunità di riferimento e rappresenti un potente strumento di riduzione della povertà. Le imprese a guida femminile solitamente assumono più donne. Le donne tendono a investire in educazione, salute e welfare per le famiglie e la collettività.
Sono due gli ambiti in cui ricadono le barriere che frenano (quando proprio non impediscono) l’accesso e la crescita delle aziende “in rosa”.
1) Da una parte la difficoltà nel ricevere finanziamenti (determinata dall’inferiore conoscenza di nozioni finanziarie, dall’accesso ridotto al credito, dalle limitazioni legali per l’imprenditorialità femminile).
Al riguardo, occorre:
– riconoscere l’opportunità di investire nelle imprenditrici;
– declinare al femminile gli strumenti finanziari;
– supportare le dipendenti e investire nel loro talento;
– migliorare le politiche di genere e contrastare la discriminazione;
– investire nell’istruzione delle ragazze, con attenzione alle materie da cui restano ancora maggiormente escluse (conoscenze finanziarie e digitali).
2) Dall’altra la mancanza di partecipazione completa delle donne alla vita pubblica e al sistema economico (è indubbio che ancora il potenziale femminile resti sotto-rappresentato e sotto-utilizzato).
Su questo aspetto appare indispensabile adottare il prima possibile misure di riforma legislativa che, a fianco alla doppia preferenza di genere, determinino la concreta e reale presenza di donne nelle cariche politiche e istituzionali.
Oggi più che mai, infatti, appare chiaro come il raggiungimento dell’uguaglianza di genere e l’avanzamento dell’empowerment femminile non siano solo una questione di diritti, ma anche un passo fondamentale verso il raggiungimento di un maggiore sviluppo economico, sia in termini di uguaglianza sociale che di crescita economica e competitività dei Paesi.
Di seguito alcuni suggerimenti concreti di politiche pubbliche (anche regionali) e best-practice che dovrebbero essere attuati immediatamente:
Definire quote di genere, con chiari obiettivi da raggiungere, per promuovere la leadership e la partecipazione femminile in politica;
Stabilire indicazioni e linee guida per le aziende, definendo obiettivi specifici e sostenendo le aziende attraverso incentivi fiscali, per aumentare la leadership femminile nel mondo aziendale;
Concentrarsi sulla genitorialità e sulla cura dei figli (e in generale sull’equilibrio tra lavoro e vita privata), adottando una prospettiva che consenta una partecipazione più equa al mercato del lavoro.
Promuovere l’indipendenza finanziaria delle donne abbattendo gli stereotipi, regolarizzando l’accesso formale ai finanziamenti, fornendo loro competenze finanziarie e conoscenza.
Aumentare la partecipazione delle donne nel campo tecnologico e digitale concentrandosi sulle discipline STEM per rafforzare il legame tra istruzione e occupazione, stimolando le assunzioni attraverso incentivi economici per le aziende.
Misure per sradicare il fenomeno della violenza di genere nel lungo termine.
Colmare la parità di genere in ogni ambito della vita privata e pubblica (attraverso incentivi, formazione su impresa, credito, strumenti finanziari e digitale, formazione sulle tematiche di genere, valutazione delle politiche e dell’impatto di genere), costituisce dunque non solo un dovere sociale e culturale che ci poniamo come primario, ma anche un’opportunità concreta di sviluppo economico e crescita del Pil.
[1] Istituto Europeo per l’uguaglianza di genere: “Vantaggi economici dell’uguaglianza di genere nell’Unione Europea. In che modo l’eliminazione dei divari di genere a livello di partecipazione attiva al mercato del lavoro e di retribuzione favorisce la crescita economica”, 2017.