4) SALVIAMO LA CITTÀ METROPOLITANA DI CAGLIARI

4) SALVIAMO LA CITTÀ METROPOLITANA DI CAGLIARI

La maggioranza dei sardi con referendum del 6.5.20212 (il 97% dei votanti, circa 525 mila) si era espressa con effetto vincolante per l’abolizione delle quattro province nate nel 2001 (Medio Campidano, Carbonia-Iglesias, Olbia-Tempio e Ogliastra). Nello stesso giorno un referendum consultivo aveva “suggerito” al legislatore l’abolizione anche delle quattro province “storiche” (Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano).

Da lì in poi i vari legislatori regionali (con la “strampalata” regia dei Presidenti succedutisi) hanno adottato soluzioni pasticciate e non condivise con la stessa popolazione in passato consultata.

In tutto questo marasma legislativo, vi è stata un’unica buona iniziativa: la istituzione della Città Metropolitana di Cagliari con legge regionale n. 2 del 2016, composta, oltre che dal capoluogo, da sedici comuni per una popolazione complessiva di 419 399 abitanti.

Senonchè – a seguito di un enorme pastrocchio normativo concepito dall’amministrazione Solinas – la legge regionale n. 7/2021, ha istituito la Città metropolitana di Sassari e -nuovamente- le Province della Gallura, dell’Ogliastra, del Sulcis Iglesiente e del Medio Campidano.

Ma soprattutto il Consiglio Regionale, con la manifesta complicità del partito del Sindaco metropolitano Truzzu, il cui gruppo consiliare ha approvato all’unanimità la proposta) – ha “devastato” la città metropolitana di Cagliari portandola da una snella istituzione ad un “mostro deforme” con dentro ben 72 Comuni totalmente disomogenei per territorio ed esigenze produttive; peraltro, allo stato, mai reso operativo

 

LA NOSTRA PROPOSTA:

a) In primo luogo, va indetto e celebrato il referendum c.d. “legislativo” obbligatorio in base all’art. 43 dello Statuto Sardo, in merito alle modifiche introdotte dalla L.R. n.7/2021 mai resa operativa;

b) in secondo luogo, vanno ripristinati gli organi elettivi (possibilmente di primo livello, ma nel rispetto degli obiettivi statali di equilibrio di “finanza pubblica”) degli enti intermedi superando l’anomalia della annosa (e incostituzionale) gestione commissariale.

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