Nell’ambito del governo del territorio, ho una visione sulla quale mi piacerebbe puntare per Cagliari: quella dell’urbanistica al femminile. Partendo dalla consapevolezza che anche l’urbanistica è stata sino ad oggi modellata su un modello maschile, provare a ripensare completamente la città al femminile, senza stravolgerla di cantieri infiniti e talvolta inutili, ma semplicemente dando un indirizzo nuovo che consenta di costruire sempre più uno spazio urbano a dimensione di donna e di famiglia, con grande utilità per la collettività intera. Mi piacerebbe che venissero attuate scelte generali e pianificatorie non più lontane dalle esigenze femminili, ma che si contemperano con esse e servano a rendere la vita delle famiglie nel loro complesso più semplici e dinamiche. Penso all’esigenza di costruire città e politiche urbane centrate sulle necessità della vita quotidiana, sul benessere della popolazione e sulla partecipazione: città della prossimità in cui sia possibile conciliare i diversi aspetti della vita (lavoro, cura, benessere personale) e coltivare i legami sociali. Insomma, una vera e propria svolta culturale che potrebbe portare, anche nel contesto della pianificazione e della progettazione urbana e territoriale, un nuovo protagonismo della visione di genere.
Una vera a propria città delle donne lavoratrici, con le scuole vicine e i mezzi di trasporto pubblico accessibili facilmente, dal momento che ad accompagnare i figli a scuola sono soprattutto le donne.
Il ripensamento della nostra città deve dunque partire dalla scala di quartiere, come accaduto a Parigi e a Barcellona che hanno avuto come protagoniste due donne sindaco, che hanno attinto dal loro lessico familiare per promuovere una vera e propria rivoluzione urbanistica. Parigi, la “città del quarto d’ora”, è un modello urbanistico che permette a ogni cittadino di raggiungere in quindici minuti, a piedi o in bicicletta, i servizi necessari per mangiare, lavorare, studiare, fare la spesa, andare dal medico, divertirsi, stare all’aria aperta, fare attività fisica. Al centro del progetto ci sono dunque le persone, le loro abitazioni, le loro esigenze fondamentali. Così mi piacerebbe provare a ripensare Cagliari.