La mobilità sostenibile e la ciclabilità sono fondamentali per una politica di sviluppo in grado di coniugare la crescita economica con la tutela della salute e dell’ambiente. Le problematiche legate alla mobilità e al traffico urbano devono essere considerate prioritarie in qualsiasi politica finalizzata a migliorare la qualità della vita, attraverso la costruzione di un sistema di mobilità pubblica collettiva ed individuale moderno e innovativo, con la mobilità ciclistica parte integrante dello stesso, come alternativa all’uso dell’auto privata.
La mobilità legata alla bicicletta rappresenta una delle forme di trasporto più sostenibili, economiche e benefiche per la salute. Andare quotidianamente a scuola o al lavoro in bicicletta significa promuovere nei cittadini stili di vita sani, con benefici in termini economici derivanti dalla riduzione dei costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale riscontrabili in pochi anni e dal miglioramento della vivibilità in alcune zone della città.
Da alcuni anni mi occupo di un progetto nato nel mondo del ciclismo e che riguarda principalmente chi utilizza la bicicletta, per fare sport o per spostarsi, ma anche i runner e i pedoni e soprattutto i soggetti più deboli (bambini, mamme e papà con passeggini, anziani e ragazzi, spesso investiti nelle zone più fragili delle città, dove dovrebbe prestarsi più attenzione, quali scuole, parchi e ospedali).
I numeri ci dicono che sono oltre 3.000 le vittime di incidenti stradali ogni anno, con circa 240.000 feriti, molti dei quali rimangono invalidi e gravemente invalidi a vita. Praticamente una strage.
Alla luce di questi dati disastrosi, come amministrazione cittadina abbiamo il dovere di fare il possibile per avvicinarci all’obiettivo dell’Unione Europea delle Zero Vittime sulla Strada entro il 2050.
Dobbiamo impegnarci tutti per realizzare una città che abbia come finalità quella di salvaguardare la sicurezza dei suoi cittadini e soprattutto degli utenti fragili. Ma dobbiamo farlo attuando una vera e propria rivoluzione culturale, una nuova “cultura stradale”: la cultura del rispetto, sia delle regole che degli altri e, soprattutto, delle persone più fragili, con meno distrazione e più attenzione al prossimo.
Per poter cambiare la mentalità delle persone occorre insegnare il rispetto delle regole, ma anche promuovere mezzi alternativi alla macchina e immaginare città più sicure e più vivibili per tutti.
Molto importante anche l’introduzione di limiti di velocità più stringenti nei centri cittadini e, in particolare, il limite di 30 km/h nelle zone residenziali e in quelle con un numero elevato di ciclisti e di pedoni (Bologna città 30 ha visto in pochi mesi un decremento delle vittime del 30%).
Alcune linee d’azione:
– campagne di comunicazione e incentivazione alla mobilità sostenibile quale alternativa all’uso dell’auto;
– interventi sia per la mobilità ciclistica urbana sia per il tempo libero e il cicloturismo, quale volano per lo sviluppo economico e la destagionalizzazione turistica;
– strumenti pianificatori quali il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) o il Piano per la ciclabilità, isole ambientali, zone 30, aree pedonali e interventi di moderazione del traffico veicolare e sulla sicurezza stradale;
– politiche finalizzate alla sicurezza dell’utente debole della strada (ciclisti, runner e pedoni), all’educazione stradale e all’educazione al rispetto di tutti, e che incentivino una mobilità incentrata sulla condivisione dello spazio urbano tra tutti gli utenti;
-potenziamento e ammodernamento del trasporto pubblico anche con bici al seguito e dell’intermodalità (velostazioni, bike-sharing, parcheggi bici);
– iniziative (anche economiche e turistiche) di promozione della mobilità ciclistica.
Nel contempo la mobilità sostenibile deve andare di pari passo con l’implementazione dei parcheggi, l’intensificazione del trasporto pubblico e la creazione e correzione di tutte le interconnessioni tra l’area vasta provinciale e le aree di ingresso alla città, nonché di tutte le varie aree di snodo cittadino, oggi gravemente congestionate.
Le ciclabili vanno riorganizzate non solo per amalgamarle meglio col tessuto cittadino ma anche per renderle fruibili dai ciclisti (i percorsi devono essere bidirezionali e non interrotti; va completato l’anello ciclabile intorno al centro storico e realizzato il percorso già previsto nel PUMS del 2009 da Via Roma al Poetto, passando per Viale Diaz e Viale Poetto, nell’ottica di un nuovo spazio urbano condiviso; infine occorrono stalli e parcheggi per le bici.